giovedì 26 gennaio 2012

Cucchiai-ology

Ricordate che circa un mese fa nella mia vita è accaduta una tragedia?
In realtà la Tragedia con la T maiuscola. Il medico infatti mi aveva vietato il cioccolato. E' stata dura: a Natale niente cioccolato. In montagna a sciare: niente cioccolato. Seduta sul divano davanti alla televisione: niente cioccolato. Ma non è servito a nulla, ovvero non era il cioccolato la causa del mio problema.
E allora che fare?
Semplice, ho dovuto recuperare il tempo perso. Sapete che qui, nel Paese dei Maglioni, la cioccolata è il cibo nazionale. Ma non mi sono fatta tentare. Finchè non è avvenuta la scoperta del secolo.

Ieri, stavamo facendo la spesa nel supermercato grande come un quartiere. Avevamo poco tempo, quindi era tutto un correre avanti e indietro.
"Prendo le spugne"  e via, che corro verso la zona detersivi.
"Vado a prendere le verdure" e il valoroso uomo corre nell'altra direzione.
Il punto di incontro era stato fissato, ma manco a dirlo, non è stato rispettato (fa pure rima).
Ma ci siamo ritrovati davanti al banco dolci (fatalità).
Nonostante quello che vi dico, siamo bravi. Non li compriamo mai, in modo da non avere la tentazione a casa. Semplicemente quando abbiamo voglia, finiamo in qualche caffetteria. Cosa che avviene più o meno ogni giorno. Almeno io, il valoroso uomo non ama il dolci (doppia tragedia o fortuna per me che me li mangio tutti?).

Fatto sta che noto dei tortini famigliari.
Dovete sapere che io ho dei dolci preferiti. Due. Uno è lo strudel di Madre. L'altro, le torte cioccolatose, sempre di Madre (vi ho già raccontato quanto sia brava a fare dolci..). Tra le torte al cioccolato ho avuto il colpo di fulmine con tale tortino-soufflè.
Il colpo di fulmine è avvenuto in un ristorantino di Parigi, nella zona del Musée d'Orsay. E' giunto imprevisto, dopo una cena a base di aglio condito con pollo. Ma come si scioglieva in bocca, caldo e morbido. Manco a dirlo, l'ho cercato invano, senza ritrovarlo. Per compensare mi sono affezionata ad altra torte, come la cheesecake. Ma quel tortino..me lo sognavo. Poco tempo fa, in un ristorante in Italia, eravamo a cena con i genitori del valoroso uomo.

Dopo aver mangiato come un bue, serro lo stomaco a qualsiasi idea di dessert. Il cameriere arriva, sparecchia e elenca i dolci. "Abbiamo anche un tortino al cioccolato, servito caldo."
Le mie orecchie si drizzano come quelle di un coniglio. E indovinate un po'? Il mio stomaco si riapre.

Ecco qui la storia del tortino, che si racchiude tutta nello sguardo che ho dato ieri al banco dei dolci. Ne ordiniamo due. Tentiamo di capire se si possono scaldare nel forno, ma negli autoctoni del Paese dei Maglioni la simpatia non è caratteristica conosciuta. Li portiamo a casa, con mille borse, su per le scalette in legno strette strette, tenendoli nella mano per preservarli. E dopo cena, li scaldiamo in forno.
E ragazzi miei, questo è il primo vero affare per cui rendo grazie di vivere in questo paese ameno dalla simpatia. Un po' solidi all'esterno, il cuore tenero si scioglieva in bocca. Siamo stati male, ne abbiamo implorati altri che cadessero dal cielo. Per la prima volta ci siamo sentiti appagati dalla spesa: infatti non so se vi ho mai menzionato come qualsiasi cosa qui costi come oro. Ma i tortini, stranamente, costano meno di 1€.
Cosa abbastanza sconvolgente per noi, che non avevamo mai visto un cartellino del prezzo che andasse sotto a 1.50€. E credetemi non esagero. (Leggasi: qualcuno mi dice che la nostra nuova dieta sarà a base di tortini.)

Ma sto divagando. E come li abbiamo mangiati questi tortini?
Forchetta o cucchiaio? Serviti con girandole di cioccolato e zucchero a velo?
Li abbiamo mangiati nudi e crudi in un piatto bianco candito, per individuare qualsiasi briciola. E visto che c'è posata e posata per mangiare le prelibatezze, abbiamo usato il cucchiaio. Noi siamo del partito del cucchiaio sempre e comunque. A tal punto che per un periodo avevamo un cucchiaio di legno con cui fare merenda, non un cucchiaino, ma un mestolo di legno, quello delle nonne.
Noi seguiamo la religione del cucchiaio. E non chiedetemi perchè, perchè non lo so. C'è chi si mette scolapasta in testa affermando che è la sua religione, e chi adora i cucchiai.

Ma come il cucchiaio di Droog, anche io ho una collana con un cucchiaio appeso. Pronto per essere usato per ogni evenienza: dal mescolare il caffè, al mangiare il Tortino. Non sia mai che la prossima volta aspetteremo fino a casa. Anzi, penso proprio che ne prenderò uno da mangiare prima di fare la spesa, per farmi forza e affrontare il quartiere-supermercato, e poi uno per casa, da gustarmelo con calma. Perchè anche l'attesa nella scoperta di certe cose, ha la sua parte.



www.droog.com

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