giovedì 2 febbraio 2012

Neve in città


Tanto tempo fa, quando eravamo due studentelli, io e il valoroso uomo iniziammo a frequentarci. Detta così sembrano davvero passati secoli. Fatto sta che, presa un po' di confidenza, il valoroso uomo fece il suo primo errore: mi invitò a casa sua. Io mi innamorai al volo della sua casetta, in centro a Milano, comoda e arredata bene.
Feci le valige e ops....!Mi trasferii da lui. Non per sempre. Ma diciamo che ogni tanto, dopo le giornate di studio (studio studio, non finto studio), rimanevo a casa sua a dormire.
Allora prima di dormire, ci preparavamo il tè caldo. Lo bevevamo seduti al davanzale della finestra della camera. La finestra dava su un vicoletto secondario, dal quale si vedevano tutti i tetti illuminati dalla luna.
Noi accoccolati sul davanzale, osservavamo fuori facendo congetture varie ed eventuali, inventandoci nuove vite nel caso il giorno dopo non avremmo superato l'esame. Solitamente la soluzione era sempre la stessa: scappare su un'isola caraibica. Ma sappiamo tutti che non è andata così: siamo scappati su un'iceberg, aka il Paese dei Maglioni.

Nel Paese dei Geloni, la finestra della mia stanzetta al tredicesimo piano, dava su un paesaggio spettrale e invernale. La prima mattina che ho aperto le tende e aveva nevicato, non sono riuscita a contenere l'entusiasmo. Dopo tre mesi, aprire le tende e vedere che nevicava ancora, mi creava qualche disturbo psicologico.

Nel Paese dei Maglioni invece, la nostra finestrella è un piccolo abbaino che si apre sul davanzale-grondaia, dove in primavera mettiamo i vasi delle piante, che muoiono subito ovviamente. Si sa che qui la primavera è solo una stagione sul calendario. La finestra dà sulla stradina, che si apre su una chiesa, e altri edifici alti tutti uguali, con i tetti nordici tutti decorati. Sembra davvero una stradina ottocentesca, tutta curata.
Ogni tanto mi perdo a guardare fuori, le gru in lontananza con le lucine di Natale (troppa fatica togliere gli addobbi), il cielo plumbeo che volta al rosato verso il tramonto e la gente paralizzata dalla neve. Tutto assume quel tocco di candore in più con la neve, che cade fitta fitta da una settimana. 

É proprio a questo che ho pensato osservando queste architetture di carta di Ingrid Siliakus. Gli edifici tutti bianchi, sovrapposti l'uno sull'altro, mi ricordano il tranquillo paesaggio urbano fuori dalla mia finestra. Sono piccole città incantate che escono a rilievo dalla carta, grazie alla tecnica del taglio e della piegatura. Sembrano la visione dell città in lontananza tutta innevata, quando arrivi col treno o con la macchina dopo un lungo viaggio. 
Come in una favola sulla neve. O come il Paese dei Maglioni. 
L'unico problema, è che quando la neve si scioglie, qui tutto assume l'aspetto delle architetture di Metropolis. Che sappiamo tutti, che non sono così accoglienti..









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