lunedì 29 aprile 2013

Volevo fare la fashion blogger ma invece mi e' venuto un faildate

Avevamo gia' notato questo nuovo trend, che imperterrito avanzava sui red carpet.
La collana al contrario.
Mah. Mih. Boh.
versione strappona

versione divina aka come la vorrei io

versione chic aka non so come fa a starle cosi'

Cioe', a vederle cosi' sembra veramente una genialata. Poi a farle stare come stanno alle amiche del red carpet risulta un po' piu' difficile.
Non e' che noi viviamo una vita in posa da statuine.
Dunque io ci ho provato a metterla al contrario.
Prima ho provato con una collana lunga lunga.

Il risultato e' che al lavoro mi han preso per cretina, ma d'altronde cosa possono saperne loro di moda che non sanno nemmeno cosa sia un Hypster?
Inoltre, muovendomi, la collana non stava mai dove doveva stare.
Fallimento dei fallimento. Che GIUOIA.

Poi mi capita di passare da questo blog di una ragazza australiana.
Il suo stile e' molto particolare, ma adoro come sperimenta con le cose.
In questo post ci mostra come indossare una statement necklace, in maniera completamente diversa dal solito.
E quando ho visto come la mette con la camicia, beh, dentro di me e' scattato qualcosa.
Forse potevo farcela anche io.
Forse potevo donare nuova vita e una nuova funzione alla mia collana di blatte.




Al solito mi sono armata di santa pazienza e ho iniziato a pensare:
Quale delle mie 45mila camice necessita' di un remake extreme fail?
Nessuna, imploravano loro dall'armadio. Chiedevano PIETA'.
E allora gliel'ho concessa e mi sono comprata una camicia da 8 euro da H&M. Fresca fresca per essere sacrificata.


Veramente orribile. Perfetta per i miei esperimenti faileschi.
Procedendo nel mio ragionamento ho ben pensato che il taglio della camicia della fashion blogger non mi piaceva. Ma perche' tagliarla li', quando posso tagliare la parte alta?
Si, PERCHE'?
Forse chi ha realizzata quella camicia ne sapeva piu' di me.




Ho iniziato quindi a tagliarla dal collo, senza minimamente pensare di tagliare progressivamente il tutto.
Ma no, ma perche' fare le cose decenti quando puoi fare un faildate?
La chiamano impazienza dalle mie parti.
Sono cosi' impaziente che ho tagliato anche una cucitura. Tanto per.


Ed ecco il risultato.
Che sembra una figata. Sulla foto, sembra DAVVERO figo.
Poi l'ho indossata e ho scoperto che le spalle magari era il caso di non tagliarle del tutto.



Perche', piu' che una normale camicia con un taglio sulle spalle, sembra un sacco di patate che non sta fermo.

Ma non demordo IO.
IO voglio fare le foto fighe. Io che adoro proprio fare le foto.
Ho chiamato il mio fotografato preferito. Ho tentato di farmi crescere i capelli in una notte.
E mi sono messa in posa.



Ed ecco il Fail da te Fashion Blogger.
Che non ha un posto dove fare le foto, che non sa mettersi in posa (sono le uniche due dove ero ferma), che si VERGOGNA e che soffre di dolori atroci dove la mia collana di blatte stava. Che poi se io mi bagnavo i capelli sembravo un uomo con la brillantina, quindi ho lasciato stare. Non sia mai, che qualcuno pensi cose strane.

Inutile dirlo, fail da te, fatto e smontato.

martedì 16 aprile 2013

Italianismi

Appena l'aereo ha valicato le alpi, io mi sono rilassata. Innanzitutto perche' a Francoforte hanno dato l'antigelo all'aereo (manco fossimo a gennaio) e quando me ne sono accorta sono morta di paura. Poi, perche' le alpi erano circondate da nuvole e spuntavano solo le creste: sembravano la cartina del Ferrero Rocher. Mi sono di nuovo innamorata di loro.


Da quando sono arrivata (e mio malgrado ripartita) in Patria, ho avuto in mente di scrivere un post. A spalare merda sul Bel Paese ci pensano tutti: italiani, europei e italiani emigrati. E io mi sono un po' stufata. Capita poi di leggere le parole di Chiara, o un articolo dove si incitano i giovani a partire, dove vi consiglio oltre che a leggerlo, di leggere il primo commento che dice come stanno le cose dall altro lato della medaglia. Perche' uno ti dice: parti! Vai via!
Ma non e' cosi' semplice.

Forse perche' sono all'estero, io piu' che del tempo sento la mancanza delle piccole cose. E volevo lodarle, perche' ci contraddistinguono, nel bene. Chissenefrega di parlare dei nostri difetti, di come il paese sta andando in rovina. No, abbiamo bisogno di un po' di autostima. Giuste per ricordarvi e ricordarci che abbiamo quel qualcosa in piu'.

Partiamo dal pranzo della domenica. Gli inglesi hanno il Roast Chicken, i lussemburghesi il ristorante, i francesi qualche loro schifezza. Possiamo minimamente confrontarli ai pranzi quasi natalizi delle nostre mamme/nonne? No perche' a casa mia, domenica ho mangiato:
-antipasto con salsine, salumi vari e polenta
-risotto al tastasal (tipico delle mie parti), crespelle agli asparagi e un terzo piatto che ora non ricordo visto che ero gia' morta stecchita, perche' qui siamo abituato a un pasto veloce e soprattutto LEGGERO.
-secondo di carne con polpettone, patate, peperoni e cipolle alla griglia, torta salata e sicuramente qualcos'altro.
-dessert a base di tre torte.
E questo e' solo il pranzo. Vogliamo parlare della decorazione della tavola?


Parliamo poi, delle chiacchere. Non quelle da mangiare, ma le parole. Stavo tornando a casa a piedi, quando un vicino (che non conosco) mi incrocia con i suoi cani. Il piu' piccolo era un cucciolo che mi si attacca alle gambe, anche se io ero abbastanza indifferente. Indifferente perche' qui se gli tocchi il cane ti FULMINANO CON GLI OCCHI, o al massimo ti fanno un sorriso di compassione.
"Se vuoi giocarci, fai pure, anzi scusa che e' un cucciolo" mi fa il vicino. Morale della favola: ho speso mezzora a giocarci e parlare con il signore, che mi raccontava la sua vita.

Al negozio di occhiali dove vado sin da piccola, sabato c'era una ressa. Stavo decidendo i nuovi occhiali da vista, vicino a me una signora sceglieva quelli da sole. Io ho aiutato lei nella scelta e lei ha aiutato me. Vi sembra una cosa da poco che delle sconosciute si aiutino?

Dalla parrucchiera, io ci vado per chiaccherare. Non solo per il prezzo (qui un taglio parte da 50 euro, solo il taglio. io ne spendo 13, dalla mia in Italia e me li taglia meglio), ma perche' con lei ci parlo, spettegoliamo e lei cerca ogni volta di farmi cambiare taglio di capelli senza riuscirci. L'ultima volta e' entrata una signora, probabilmente sola. E' rimasta con noi, a farci compagnia e a parlarci. Mi sono sentita intimorita: qui dal parrucchiere sembra una fabbrica e nessuno ti parla. In piu' io ODIO farmi tagliare i capelli da qualcun'altro. Ma ho guardato il lato positivo, di quella bella giornata dove ho conosciuto qualcuno di nuovo.

Le mercerie. Si, le mercerie, quelle vecchie o nuove con oggetti che variano dai fili, aghi e bottoni fino a reggiseni e mutande. Dove ci sono le nonnine che cuciono e chiaccherano. MERCERIE PATRMONIO DELL'UMANITA'. Non posso nemmeno farvi un confronto perche' qui non esistono, il negozio dove mi rifornisco per i miei fail e' occupato da commesse scocciate che non temono nulla: e' l'unico negozio di quel genere.

La convivialita' dei coinquilini. A Milano, sono stata dalla mia migliore amica che vive con altri studenti. A tavola siamo stati tutti assieme, a parlare e a bere qualcosa. Nessuno che entra e non ti saluta, nessuno che se ne sta per gli affari suoi se c'e' un'ospite. Anzi, sono stata perfino invitata a pranzo mentre la mia amica non c'era, in modo che non rimanessi in giro da sola.

Le pause caffe' dopo pranzo. Subito dopo, come un rito. Che qui non esiste, se non al ristorante. Ma per noi italiani e' splendido, il momento piu' dolce: poi va beh io nella mia pausa caffe' ho incontrato le Zitella, tutto il resto ora e' NOIA.

E potrei andare avanti all'infinito.
Potrei parlarvi delle pasticcerie dove ti fanno assaggiare le loro prelibatezze, dei panifici dal profumo piu' buono del mondo (ma perche' nessuno ha mai creato un profumo del genere?), delle osterie dove la sera si beve qualcosa e delle pizzerie al taglio, dio le pizzerie al taglio. QUI NON ESISTONO. Delle stradine di ciottoli, del ciarlare della gente.
E mi stupisco ogni volta, di come vogliamo conformarci a tutte le stupide cose straniere senza mai prendere ispirazione dalle loro idee piu' significative.
Forse il post vi sembrera' troppo enfatizzato, ma per chi come me, non torna spesso, questi sottili dettagli fanno la differenza.

Forse dovremmo ricordarcelo di piu'.

Ma se siamo i primi a dimenticarlo, chi altro puo' ricordarcelo? Se siamo i primi che non ricordiamo l'altruismo e la cordialita' che ci contraddistingue, come ci si puo' stupire dal fatto che a mio padre rubino la bici?
Non so ma sta cosa della bici mi ha fatto davvero incazzare.
Anche perche' era parcheggiata sotto il MUNICIPIO PIENO DI TELECAMERE. Ma tanto non serviranno a nulla, perche' nel nostro paese anche gli strumenti a disposizione vengono dimenticati.


venerdì 5 aprile 2013

Il tulipano vietnamita

"Mamma mamma!Vuoi vedere il mio prossimo fail?"
"Si si passami il link"

Non avrei mai immaginato prima d'ora che mia madre avrebbe avuto voglia di vedere un fallimento. Eppure di disastri prima di questi qui, ne ho ben fatti. E non penso fosse stata mai contenta di vederli.

"Ma che belli questi fiori, questo periodo e' pieno di cose primaverili. A scuola con i bambini ho fatto dei fiori di carta, ti va di provare?"

Ormai io e i suoi studenti (di 9 anni n.d.r.) siamo in guerra aperta.

"Certo, poi ti dico se mi sono riusciti o meno, che piu' sembrano facili, meno lo sono."
"Beh se riesci a capire cosa c'e' scritto in vietnamita nel sito che mi hai inviato sei gia' molto avanti"
"Come fai a sapere che e' vietnamita?'

Io pensavo che fosse boh, slavo o polacco. Ma vietnamita? Che genio di madre ho?

"Eh, Google mi chiede se voglio tradurre questa pagina dal vietnamita, quindi ho dedotto che lo e'."
Grazie Google.

Sfida di fiori di carta a parte (mia madre non sa nemmeno dove abbia trovato questo tutorial, ha solo digitato qualcosa come: fiori, carta, bambini, su Google), ho trovato veramente affascinante il vietnamita.
Grazie a dio nel sito, il tutorial era illustrato con fotografie a FUOCO TATTICO.
Piu' avanti capirete.

I tulipani fatti di stoffa li ho trovati la genialata del secolo.
E allora, come non failerarli?
Dopo che perfino l'amica Geneva mi ci da' in consigli su come evitare i fail da te, e' ora di risponderle con le rime.
Amica, piu' io ci provo piu' viene 'no schifo.


Sembrano cosi' carini vero?


L'amica vietnamita ci espone anche i suoi strumenti di tortura.
Io invece ho dimenticato di fotografarli, d'altronde io non lavoro su un tavolo. No, lavoro sulla poltrona, con la copertina da vecchia che fa freddo. E sulle mie gambe non ci sta tutto.
Sappiate che io ho rinunciato fin da subito al nostro verde. Volevo mettercene uno colorato al suo posto.
Secondo, non avendo cotone in casa, ho utilizzato i dischetti struccanti.
E quello non e' stato il male PEGGIORE.
Per la stoffa, non mi sono fatta problemi. Dopo la prima clutch da oscar, ho comprato uno stock di diverse stoffe per le altre scatole da farsi. Che ve lo dico a fare, che non ne ho fatta nemmeno una?
Indi per cui ho scelto una stoffa che sembrava carina. PUNTO.



Il vietnamita non lo capisco e Safari non propone come Google Crome un traduttore istantaneo, quindi per le misure mi sono arrangiata. COME AL SOLITO.


Io, che non sono brava come lei, ho imbastito il tutto. Poi ho iniziato a cucire, con risultati motlo diversi da quelli dalla di lei vietnamita, ottenuti.
Al secondo punto nasce un nodo. Te pareva.



Beef Pho Nam, come la chiameremo d'ora in avanti (la zuppa vietnamita che mangia il valoroso uomo mi ha ispirato nel nome), per gli amici Bepho, ci illustra come tirare grazie al filo il lembo cucinto, piegandolo poi per far combaciare le due estremita'.



Quanta, quanta tristezza che emettono le mie foto. E quanta disperazione.
In ogni caso ho fatto come diceva lei.





Dopo averlo rovesciato, perche' si, mi ero dimenticata di dirvi che DOVEVATE cucirlo dalla parte rovescia come io l'ho dimenticato al PRIMO TENTATIVO, piegatene una parte all'interno, dando cosi' vita a dei bordi bellissimi.
Riempitelo poi di cotone, nel mio caso di dischetti struccanti.




...in ogni caso le mie mani sono piu' belle di quelle di Bepho.



Cucite poi estremita' con estremita'. Guardate con che FUOCO di perfezione Bepho ci spara il dettaglio.




Poi osservate il mio disastro, e trovate le differenze.



Con del filo metallico, Bepho realizza uno stelo, ricoperto da scotch di carta verde. Per dare la vera idea di tulipano. E lo infila nella fessura creata dalla parte cucita (ovvero nel sedere del tulipano...).



Partiamo dal fatto che il sedere del mio tulipano non era esattamente un granche'.
Ho realizzato lo stelo col filo che ovviamente era troppo corto.
Alla fine dell'impresa ero cosi' stufa che l'idea di tentare di metterci dello scotch di carta attorno, mi ha fatto venire la nausea. Soprattutto perche' sapevo che non ne sarebbe venuto fuori niente di lontanamente simile a quello di Bepho.

Con tanta pazienza, guardando film d'azione che mi facevano paura, ne ho fatti 4.


Bepho li mette in un bel vaso, sicuramente anche quello fatto da lei.
Sono bellissimi, colorati, vivaci e pieni di vita.



I miei invece sembra solo che vogliano lanciarsi giu' dalla finestra in un gesto disperato.
La tristezza fatta fiore, mi dicono.

mercoledì 3 aprile 2013

Sindrome Premestruale

Nessuno degli uomini lo capira' mai.
E' inutile che vi lamentate, voi uomini, non lo proverete e quindi capirete, MAI.
Che quando inizia il furore, per noi donne e' la fine del mondo.

Che ci sentiamo gonfie, grasse e ad ogni boccone di cibo ci sembra di diventare dei palloni.
Che ci parte l'allarme Paranoia, su qualsiasi e dico QUALSIASI cosa: l'autobus perche' non arriva?oddio e' successo qualcosa?oddio magari c'e' un terrorista che l'ha dirottato!
Perche' quella mi fissa?che ho sulla faccia?Cosa mi fissa a fare sta s*****a?Che le ho fatto?
Massi dai aspetta che mi mangio un cioccolatino. No dai, meglio se non lo mangio che poi ingrasso.

E tutti questi pensieri ti bombardano, in questo modo, costantemente e alla velocita' di minimo 5 per minuto.

Figuratevi se vi sentite dire da una collega che l'altra collega ha detto che voi siete sporche. Anzi per precisare, che voi avete una casa cosi' piccola che sembra sempre un caos. Anche se la PULITE. (giusto per farla sembrare una cosa BELLA DA DIRE)

Allora, voi piccoli uomini, cercate di capire.
Una che c'ha la sindrome premestruale si sente dire tutto cio'. E pensa: beh si, se la vogliamo proprio dire, la casa e' un po' incasinata, tipo sempre. (sindrome premestruale che mi rende fin troppo onesta con me stessa)
Ma e' pulita, incasinata, ma pulita.
E non credo che fosse il caso di dirlo al lavoro, visto che sono stata cosi' gentile da invitarti a cena a casa nostra. Dove poi hai rimesso piede perche' la sottoscritta e' cosi' gentile da prestarti: grattuggia (?), magliette, ombrelli e valige.

Ma questo non e' nulla se poi tornate a casa, lasciate stare che tanto son cazzate, insomma questo conferma solo la cattiveria delle persone.

Ma se poi, vi ritrovate il ferro da stiro che perde (Io: "Domani vado a comprarlo nuovo perche' mentre stiravo mi ha bagnato tutta la camicia" Valoroso uomo; "Ma va e' NORMALE che faccia cosi') ettolitri di acqua sulla vostra scrivania vvvvintage, macchiandovela indelebilmente, e' ovvio che la sindrome premestruale si impadronisce del vostro corpo e voi, piangenti e urlanti disperate, lanciate il ferro da stiro a caso in cucina, centrando l'acquaio.
"Cosi' almeno e' rotto del tutto, e tu stasera, vieni con me a comprarlo"

Perche' ovviamente tutto cio' e' successo mentre al telefono con me c'era un annichilito valoroso uomo.

E che nessuno di voi uomini, ci provi la prossima volta, a minimizzare un nostro piccolo e grande dramma.


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