mercoledì 30 ottobre 2013

I cuoricini colpiscono ancora


Quest'anno ci siamo superate. Ciao rotolo di carta igienica piegato.
Benvenuta PATATA.

E' tutta colpa di Rossana, e del suo articolo in cui parlava della camicia a cuori di Burberry.
Se poi mi ci spara pure una foto per farci i DIY, non e' che mi posso contenere.




E gnente, io mi ci sono dedicata. Ma perche' farlo con uno stampino quando la Patata non l'avevo mai usata?
Ebbene si, ho usato davvero una patata, che non ho mangiato ma ho letteralmente intagliato.
Dunque, arriviamo al punto di partenza.
Cosa vi serve?


-una sera senza uomo in casa
-una camicia pronta per essere sacrificata
-del colore per tessuto
-e una patata, pronta per diventare una scultura

Per prima cosa tagliare la patata, a circa due terzi della sua altezza/largezza.
Fatelo come da diapositiva, grazie.


Iniziate con la punta (sbeccata) del coltello, a disegnare un cuore che con moooolta calma incidete cercando di levare la parte di patata in piu'.


State capendo qualcosa?
Guardate che questa E' ARTE.


Questa non sembra una di quelle pubblicita' progresso sull'amore/tristezza e/o quant'altro? Come il video dei Blur con i due cartoncini di latte, o i video in stop motion dei robotini.
Non dite di no eh, io ho un dono per la fotografia.

come si puo' notare, ci ho messo un po' per fare un cuore decente

Infine, sono riuscita ad ottenere il cuoricino patatoso, che rende di piu' colorato di bianco.

fa molto puccipucci

Ora arriva il bello.
Prendete la camicia, e magari stiratela. Non fate come me, che ci ho messo una vita solo per metterla in piega.
Immergete il cuoricino nel colore.
Fate un bel respiro.
Fatene un altro, e iniziate.
Tamponate e tamponate come se non ci fosse un domani.


Consiglio minimo 2 o 3 passate per cuore.
Assicuratevi che la camicia assorba per bene il colore. Si, alla fin fine non importa il tipo di tessuto. NON IMPORTA DAVVERO.
Magari se la trovate di cotone non a nido d'ape e' meglio.
Acquisito il movimento (patata-colore-camicia-patata-colore-camicia) continuate finché:
a. non la completate tutta
b. non vi si sloga la spalla.

Perche' nessuno vi dice che questi cuoricini sono ETERNI da fare.



Ero quasi tentata di lasciare a meta', e di dare quel tocco di sfumato ovvero: zero sbatti per finire.
E INVECE.
Ho proseguito imperterrita, continuando col movimento meccanico.
Patata-colore-camicia-patata-colore-camicia.


Ma non mi sono avventurata ne' sulle maniche ne' sulla schiena, dove in ogni caso i cuori si erano letteralmente trasferiti. Evviva il cotone a nido d'ape.
I cuori si sono perfino trasferiti sul tavolo.

Nel frattempo, senza mai stirarla, ho iniziato ad indossare la mia nuova/vecchia camicia.

In versione rock e scandinava grazie alla New Balance e al chiodo.




Un sentito grazie al valoroso uomo che mi fa le foto, me ne fa un centinaio di cui manco una che possiamo utilizzare.
Tat, in ogni caso.


lunedì 28 ottobre 2013

Gitiamo pt/2

In giornate come queste, non c'e' nulla da fare.
Non ci sono parole. Non ci sono gesti a cui appigliarsi, ci sono solo 1000km di distanza che si fanno sentire tutti come macigni.
In giornate come queste, avrei voluto rimanere nella mia citta', vicino a chi lo e' sempre stato a me.
Ma siamo qui, a parlare al telefono, a guardare cieli diversi e l'unico modo che ho trovato e' di rifare quello stesso articolo, che tu tanto trovi divertente.
Per sperare prima o poi, che ti fara' sorridere.
Perche' il cielo azzurro era tutto per te, e per lei, amica mia.

Negli ultimi tre giorni la mia casa e' stata infestata da due presenze molto importanti, amici cari del valoroso uomo. Vi dico solo che per disinfettare la casa saro' costretta ad INCENDIARLA.
Questa mattina, li abbiamo accompagnati all'aereoporto. Nella nostra amata HondaRossa, andavamo avanti col nonnino aka il valoroso uomo che guidava. Usciamo dalla citta'-stato ed entriamo in Belgio. Sara' che in Belgio sono tutti matti, ma il valoroso uomo si giro e mi fa:
"Gitiamo?"
Questo nuovo ma vecchio termine, risale alle nostre prime avventure in lungo e in largo per l'Europa.
Gitiamo Si!
E voi lo sapete perche' mi propone di andare fino a Bruxelles? Perche' la mia proposta era quella di ANDARE ALL'IKEA.
E quindi vade retro Ikea, penso' saggiamente il valoroso, piuttosto me la propino direttamente in giro per la capitale.
VERAMENTE FURBO.

Arrivati all'aeroporto un problema e' sorto (fa anche rima): eravamo letteralmente vestiti da casa.
Io vi dico solo che ero nella mia giornata no reggiseno, no t-shirt ma solo ed esclusivamente indumenti comodi da primo giorno di ciclo.
Il valoroso uomo invece...non so esprimermi. Dico solo: camicia con piumino senza maniche con pantalone a quadretti e il tocco finale SCARPONI DA MONTAGNA.

Icone di stile ad esclusione della domenica.

Prontissimi per andare a fare i fighi a Bruxelles, mi dicono.
Salutiamo gli amici e partiamo direzione la capitale che ha come simbolo un bambino che fa la pipi'.

In mezzora ci siamo e il valoroso uomo senza mappa mi arriva diretto diretto in centro, mi spara una retro, entra in un parcheggio sotterraneo e parcheggia la HondaRossa.
Bene ci siamo, e' il momento di partire ed esplorare.
Prima tappa: l'ufficio informazioni.
Chiuso.
Nuova prima tappa: la metro.
Scaltri e furbi come nemmeno quelli di Pechino Express, scendiamo nella metro e chiediamo al primo che capita come arrivare in centro.
E miracolo, ci arriviamo.
Ero pronta infine per il giro di ricognizione della citta'. In due anni non ci sono mai stata ma questa occasione era imperdibile: non solo me l'ha proposta lui, ma effettivamente per me era fondamentale il giro di ricognizione. Il valoroso uomo non aveva capito che era un giro per capire un po' che aria tirava, la prossima volta sara' dedicata ai musei e LUI VERRA' CON ME.

Prima impressione: e' una citta' che la domenica e' viva.
C'e della gente CHE CAMMINA.
Ma soprattutto C'E' DELLA GENTE.
Lussemburgo, impara dalla citta' del bimbo che fa pipi'.
Iniziamo a camminare e seguiamo le guglie dei monumenti per arrivare da qualche parte.
A caso, al solito come ci piace. E grazie al caso arriviamo in una galleria che sembra quella degli Uffizi, ma al chiuso. Qui pullula di gente, e soprattutto pullula di CIOCCOLATERIE.
E qui penserete: 'ndo cavolo stanno le foto di tutte 'ste cioccolaterie?
Embe' avevo il cellulare scarico.
Ovviamente io pensavo che dall'aeroporto saremmo tornati a casa, subito dopo l'Ikea, e' chiaro. Cosi' avrei ricaricato l'affare. Anzi magari anche no.
Ma ecco la galleria, sparafleshata con l'iphone scarico:

foto utilissima
Nella galleria c'era poi un posto magnifico, un posto che voglio possedere, in cui voglio lavorare e infatti tutte le commesse erano ragazze chic ma chill-out e quindi con quell'attitudine del je ne sais quoi* belga/francese e io volevo diventare tutte loro assieme.
Si dai, parlo di una libreria di arte, moda, design e fotografia.
Ho avuto un momento depressione.
Nella mia attitudine del je ne sais quoi che faccio qui me faccio schifo in confronto a voi.
Mi sono consolata quindi con una birra.
Una delle 2004 birre che fanno al pub Delirium, impossibile da trovare ma che fu trovato dal valoroso uomo, il quale quando sente solo l'odore della birra corre come un segugio.


In versione spiritata, con birra e formaggio alla birra con composta.
Vi dico una cosa: in fatto di cucina noi italiani siamo i migliori, ma i loro STRAMALEDETTI FORMAGGI sono imbattibili con le composte.

"dai amore facciamo una foto con bacino" "anche no" 

Abbiamo avuto il tempo di spararci la fotina con bacino davanti al palazzo centrale (come ho detto prima nel giro di ricognizione non avevamo ne' mappe ne' guide) e poi il cellulare e' morto definitivamente, e ha iniziato a diluviare.
Cosi' abbiamo fatto l'unica cosa che sappiamo fare: ci siamo messi a cercare un altro posto per MANGIARE.
Ci siamo dedicati alla cioccolata belga e ad una scoperta meravigliosa, deliziossisssssima.
I dolci mediorientali. Fichi, pistacchi, miele. Con quelle forme magnifiche da ommiddio li voglio tutti.
La vetrina sembrava quella di una gioielleria, e noi sbavavamo come due bambini.
E che bonta', me ne sono pappati tre alla velocita' della luce.

Tornati a casa, abbiamo parcheggiato la macchina.
Scendo e sento il valoroso uomo che impreca.
"Cosa c'e'?" gli domando.
"Speravo solo che non portandoti all'Ikea, non avresti fatto shopping, invece ci sei riuscita perfino in una citta' senza arte (lo crede lui). Se la prossima volta che mi proponi di andare all'Ikea ti portassi in Lapponia, troveresti qualcosa da comprare anche li'"

Io in ogni caso sono molto soddisfatta del mio shopping.

Nel frattempo il valoroso uomo si lamenta che le prima foto di lui che posto sono cosi' orribili.
Ma no dai, cosa dici?


*non so che: lo usano per chiamare il loro modo di vestirsi che dovrebbe sembrare a caso ma invece non lo e'. Almeno su di loro, su di me sembra esattamente che sono uscita da casa senza guardarmi allo specchio.

venerdì 25 ottobre 2013

Frock Friday: Petit bateau edition

Inverno 2010, no dai forse primavera. Guardavo, sfogliavo e bramavo il numero di Elle di quel mese.
Mia mamma ha iniziato l'abbonamento cosi' per sport nel 2003 e da quel momento per me e' cambiato tutto. O meglio, tutto ha iniziato ad avere un senso.
I vestiti, le ore passate davanti all'armadio, quegli strani abbinamenti che mia madre non capiva: tutto si racchiudeva in quel giornale. Ero e sono fatta per la moda. A tal punto che mi deprimo ogni volta che trovo un bel autfit e che non ho il tempo di metterlo come ieri quando ho visto una ragazza con un bel vestito plissetato che mi ricordava uno che ho, abbinato a un golfino e a un paio di stivaletti e volevo volevo volevo davvero metterlo ma da oggi fa davvero freddo, ti pareva.

Elle, il mio primo amore.
Elle che mi ha fatto sognare. Elle, che dopo 7 anni avevo ancora il primo numero arrivato.
Quell'estate mia madre mi avrebbe poi imposto una cernita. Ricordo ancora il cassonetto pieno zeppo di modello ben vestite, che mostravano anni e anni di nuovi trend : dalla panza fuori coi pantaloni a zampa, dai leggins fino al trikini.
ANNI E ANNI DI STORIA AL RICICLO.

Quella primavera, in un servizio mi sono innamorata di una maglia.
La modella era presa in primo piano, con i capelli bagnati, sorrideva mentre la sua spalla ci arrivava in primo piano. Si dai, avete capito il tipo di pose.
Se volete qui sotto potete trovare me medesima che imito la sua posa con la stessa maglietta.


Foto profilo dal 2010

 Ecco la maglietta in questione era lei.
Quella su Elle era color ocra/senape, e ne sono andata matta da subito.
In quel periodo mi recuperavo da una recente rottura, ricominciavo i corsi e mi facevo coccolare dalla mamma.
Ho passato un pomeriggio intero a bramarla. E quando a me vien voglia di qualcosa e' difficile, difficilissimo che mi passi.
Ecco perche' il mio conto in banca e' sempre VUOTISSIMO/DESERTO/SENZA NULLA DENTRO.
Presa appunto da una certa voglia sono partita con la mia bici, fedele compagna, per andare in centro citta', alla ricerca della mia maglia.
Avevo una relazione complicata in quel momento col negozio Petit Bateau: cercavo un lavoretto estivo, mi avevano chiamato per fare un colloquio e sembravamo tutti entusiasti.
Ma poi, ecco che viene fuori la questione:
"Ma lei ha figli?"
"Beh direi di no, visto che ho solo 20 anni!"

Ecco, da allora fu solo silenzio stampa infinito.
Arrivata davanti mi sono fatta un paio di domande: ce la posso fare? si ricorderanno di me? ma soprattutto, potro' mai permettermi la maglia dei miei desideri?!
La risposta a tutte queste domande ovviamente e' NO.
No, non si ricordavano di me, no non potevo permettermela e no io NON CE LA POSSO FARE.
Delusa, sono tornata a casa con la coda tra le gambe.

Fine luglio, ho appena dato l'ultimo esame della sessione, e il valoroso uomo e' pienamente entrato nella mia vita.
Dopo un esame come storia medievale, sentivo la necessita' di un pomeriggio di shopping. Il valoroso uomo mi ha accompagnato. Lo trovavo cosi' romantico. Ora lo trovo semplicemente un MIRACOLO.
Non e' piu' successo.
Giriamo un po', spendo e spando.
E arrivo da Petit Bateau.
E li', la vedo.
La mia maglia, bordeaux, e in saldo al 50%.
Ora questi sono segnali piu' che chiari che era tempo di agire. E io ho agito.
E lei mi ha seguito adattandosi alle varie necessita'.
La mia maglia preferita del 2010. Una delle maglie preferite DAL 2010.


In versione scemissima


in versione olandesina con la carta igienica



in versione (sfumata) e pronta per l'erasmus

martedì 22 ottobre 2013

Prima che venga buio

Questa sera, sarei tornata a casa al solito.
Mancava circa un'ora prima che il negozio chiudesse, ci stavamo annoiando un po'.
La mia mente navigava verso il blog, i post da scrivere, cosa fare da mangiare questa sera.
Poi e' entrata una cliente. Lei, mi ricorda sempre perche' il mio lavoro mi piace. Perche' certe volte ti mette in contatto con persone fantastiche, con cui scambi qualche parola, ma non solo.
Ha la mia eta', e da subito ci siamo scelte: lei la mia cliente, io la sua commessa.

Era tanto che non la vedevo, tra l'altro mi sembra che sia ancora piu' bella del solito.
Siamo alla cassa, e allora mi metto a chiederle che fa a casa.
"Sono in malattia"
"Beh dai, in ogni caso sempre meglio del lavoro!"
"beh insomma, sono in malattia per 8 mesi perche' ho un cancro"

E cosa volete rispondere a una risposta del genere?
Ho balbettato. Che poi in francese fa ancora piu' senso.
Che poi detto da una ragazza giovane, in salute fa venire la pelle d'oca.
Se poi le trema la voce, l'unico rimedio e' essere li' per lei.
Incrociare le dita, sorriderle e coccolarla.
Ma il pugno nello stomaco e' rimasto.
Perche' venerdi', mentre io mi godro' il giorno libero, lei iniziera' la chemio.
E allora tutte le cazzate che pensiamo siano importanti svaniscono.
Non piu' problemi di lavoro, ne' di ferie, nemmeno di peso.
Esiste solo il fatto che si sta bene, che va tutto bene.
Che posso programmare un matrimonio che sara' fra quasi un anno, senza nemmeno preoccuparmi.

E qui, non parlo piu' come una commessa che vende.
Parlo di me, come me, e dell'unica cosa che avrei voluto fare: rincorrerla, abbracciarla e dirle che andra' tutto bene, anche se non so nemmeno il suo nome, anche se non so molto di lei. Perche' ce la fara', ha tutta una vita davanti e passera' tutto, e potra' continuare a programmare le vacanze senza pensieri.
Le auguro tutto cio', dal profondo del mio cuore.

lunedì 21 ottobre 2013

La parola del Lunedi'

In una normale mattina di lunedi', facendo colazione il mio uomo pone una pietra miliare nella nostra relazione grazie alla seguente affermazione:
"Secondo me, ci metti troppo tempo per prepararti per il lavoro. So che non ti fara' piacere, ma dovresti OTTIMIZZARE"
So che non ti fara' piacere mio caro valoroso uomo, ma mezzora per prepararsi non e' cosi' tanto, al punto che quasi quasi lancio un bel referendum sul mio blog.
E alla parola blog, il valoroso si e' calmato.
"No no, non voglio avere contro pure le tue fan".
Ora in questa frase ci sono mille cose carine da sottolineare, ma noi ne vedremo solo tre.
1. Parla di fan, indi per cui implica che ci sia una folla di gente che mi segua, e cio' anche se non e' vero, mi fa piu' che piacere;
2. Parla di gente aizzata da me contro di lui, come se io fossi l'imperatrice indiscussa di qualche paese e anche questo non posso nascondere quanto mi faccia piacere;
3. L'adulazione funziona sempre per farsi perdonare, e io ci casco come una pera cotta ad ogni volta.

Il perche' di questa tranquilla conversazione?
Perche' la mattina prima del lavoro scrivo il blog. Cioe' vorrei scrivere il blog, ma nel mentre blogger si carica occupo i tempi morti sistemando la casa, vestendomi e truccandomi.
E quindi, in verita' per prepararmi per il lavoro, effettivamente OTTIMIZZO.
Ho in mente cosi' tanti articoli che manco il mio nuovo idolo aka Leandra, (Lea per gli amici, massi' dai visto che ti ho comprato il libro ho deciso che sono una tua amica) riuscirebbe a starci dietro.
Questa mattina la volevo dedicare al faildate del compleanno.
Come ogni anno il valoroso uomo mi invecchia.
Difficile credere che sono passati gia' quasi 4 anni dal primo bacio ma tant'e'.

Dopo che la settimana scorsa sono stata abbandonata qui in solitaria, mi sono dedicata al suo regalo. Innanzitutto ho preso la macchina, e voi tutte sapete cosa voglia dire per me.
Con la macchina ho passato la frontiera e sono arrivata in quel posto dimenticato da dio che non e' altro che la citta' di frontiera belga in mezzo alle foreste delle Ardenne.
Ovvero: AIUTO.
Strade orribili, intasate alle 4 del pomeriggio come manco un treno regionale durante un venerdi' di sciopero, gente brutta e con brutta dico veramente poco curata, con brutte facce, grigiore intenso e io incredibilmente ero in mezzo a tutto cio'.
No, non sto criticando veramente la gente brutta, anzi. (non vi preoccupate non mi sto trasformando in qualche twistar)
Ma che ci provino a parlare male della periferia italiana, che solo ci provino.

E perche' sono andata in Belgio?
PER AMORE. Perche' Messere, ora scala. Si scala le finte montagne, perche' qua chiamano montagne quelle che noi chiamiamo salite.
E allora, che serve regalargli cose che rigetta?
Ho constato infatti una cosa: gli uomini fanno sempre i cool quando parli con loro di regali.
"Massi, va bene tutto" "Massi non ti preoccupare del colore del maglione"
Poi pero' se aprono il pacchetto e non trovano QUELLO CHE PENSAVANO DI TROVARE LORO, e' la fine.
Quindi cosa vi lamentate di noi? A noi ci basta una borsa, BELLA.
Fatto sta, che sono andata alla palestra di roccia a comprargli le entrate per la suddetta.
Per arrivare a capire dov'era la palestra mi sono persa tre volte in quel buco di posto.
Ma uscita mi sono detta: Ehi, un supermercato, quasi quasi faccio la spesa che mi costa meno qui al confine (e' noto a tutti che qui i peperoni costano dai 5 ai 7euro al kg?).
Arrivo, SUDO per parcheggiare e poi entro in quello che loro chiamano supermercato e io chiamo la dispensa alimentare del dopoguerra.
Mi sono sentita cosi' sporca che sono entrata ho comprato dei fogli a righe (perche' bianchi a quanto pare in Belgio non esistono) e i cappellini da compleanno di cui vediamo qui sotto una diapositiva dell'utilizzo.

(per la presente vi comunico che mentre blogger caricava le foto io mi sono vestita per ottimizzare come consiglia il mio valoroso uomo)

Tornando a noi, con i fogli, dopo che mi sono lavata e disinfettata, ho iniziato a creare un bel fail per il compleanno del valoroso uomo.
Il regalo principale c'era, ma l'elemento sopresa quello si, che mancava.
Ho preso un foglio e ci ho cominciato a dipingere delle lettere, ho scelto il nero, perche' come colore e' cosi' festivo.




Le ho colorate sfumate dando un effetto che la mia amica ha chiamato hallowienesco.
E non dico altro.


Ho poi lasciato asciugare e ritagliato le sagome. Con una penna ho fatto due buchi in ciascuno lettera, seguendo il famoso metodo del "a caso".
Con un nastrino colorato ho completato l'opera che ho esposto la mattina stessa del famoso compleanno.




L'effetto sfumato non era previsto ma tant'e', dona un qualcosa di 3D che non mi dispiace.
Dopo tutte le avventure e il lavoro per questo compleanno, mi sono sentita in dovere di premiarmi con l'unica torta che sono in grado di fare ovvero "Il cordon bleu di pastafrolla con ripieno di ricotta e cioccolato".
Insomma, LEI.

E perche' non condividere con voi l'immensa gioia che mi da questa torta che si fa in 15 minuti? Ecco per voi, direttamente dalla mia mail, mia madre che mi illustra la ricetta.

Ecco la ricetta.
ingredienti per la pasta:
- 300 g. di farina,
- 100 g. di burro,
- 150 g. di zucchero,
- 1 uovo,
- 1 lievito, 
ingredienti per il ripieno:
400/500 di ricotta,
- 120/150 g. a pezzetti di cioccolato fondente.

Preparazione
Impastare gli ingredienti per la pasta in modo che venga un composto sbriciolato.
Dividerlo a metà e mettere la prima metà nella tortiera per ricoprirne il fondo.
Quindi stendervi sopra la ricotta mescolata con il cioccolato a pezzetti.
Ricoprire con l'altra metà la ricotta aggiungere una spolveratina di zucchero.
Infornare a 150°/170° per 45 min.
E' molto più buona fredda da frigo.

Ciao e buon appetito

Mami

Che ve lo dico a fare, che per il valoroso non ne e' rimasta nemmeno una briciola.

E con questa mia, vi saluto, corro a truccarmi e al lavoro.
Visto che non sono brava ad ottimizzare.

venerdì 18 ottobre 2013

Frock Friday: Il Primo Cardigan

Sono ancora sotto shock dal fatto che Leandra Medine, quel genio che non e' altro che The Man Repeller, abbia la mia eta'.
L'ho scoperto leggendo il suo libro, che sembra ed effettivamente e' una biografia basata su alcuni vestiti che hanno segnato la sua giovane (si perche' se dobbiamo per forza essere coetanee, almeno definiamoci giovani) vita.
La cosa per me e' alquanto schockante visto e considerato che quando io lavoravo tutta l'estate dopo la maturita' lei, ALLA MIA STESSA eta', si stava facendo un tirocinio da Valentino.

E ok tutto, ma non e' possibile.
(in ogni caso bel libro)

Allora visto che tanto, mai nella vita questa mia famosa coetanea mi conoscera', io ho ben pensato che in realta' l'idea alla base del suo libro non e' affatto brutta.

E quindi eccoci qui, pronti ad inaugurare una nuova rubrica di questo magnifico e grazie a dio non conosciuto, blog.
Frock Friday sara' un appuntamento biografico in cui, ricordandomi e illustrandovi alcuni pezzi fondamentali del mio millenario armadio, vi raccontero' un po' di affaracci miei.
Che alla fine e' quello che conta sempre.

Come non iniziare con Il primo cardigan evah.
Non solo e' stato il primo, ma e' stato colui che ha segnato il mio destino.
Durante la gravidanza, mia madre non era ingrassata molto grazie a un piccolo dettaglio: la sottoscritta si era seduta sul suo stomaco. Leggetelo pure come destino: rompiballe sin dal concepimento.
Inoltre, oltre ad essere seduta sullo stomaco della mia povera madre, ero anche podalica e quindi mai nella vita sarei riuscita a nascere di parto naturale.
Ecco perche' tutto era pronto a casa mia, per la mia nascita il 3 novembre.
Ora, il cesario era il 3 novembre, ma dato che ero rompiballe dal concepimento, ho rotto ovvero ho fatto rompere le acque prima. Giusto giusto per nascere il GIORNO DEI MORTI.

E fu cosi' che venni al mondo. Microscopica, pesavo solo 2 kg.
E quindi anche la taglia piu' piccola di ogni vestitino da neonato mi andava largo, che dico largo, ci navigavo dentro a quanto pare.

La grazia divina mi ha fatto nascere in un paese, l'Italia, dove siamo folli per la moda, dove meta' delle donne erano sarte, e dove una nonna su due era sarta (indi per cui una sarta per famiglia).
Io ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia dove una nonna era sarta e l'altra faceva la magliaia. Si, la chiamiamo cosi'.
Dunque, per la prima nipote a cui non stava addosso nulla, si sono adoperate.

E qui entra in scena lui, il mio cardigan.
Un oversized, fatto a mano, rosa antico.
No ma vorrei dire, se non sono arrivata al mondo ben vestita con questo, che magra figura avrei fatto con qualsiasi altra cosa?

Una nonna molto fiera con in braccio me che mi sparo gia' la magnum

lunedì 14 ottobre 2013

Ci Eravamo Tanto Amati: la ceramica burberryana

Che come al solito io, amo inventarmi nuove parole.
Burberryana.
Una parola con mille sfumature.
Non spendo caratteri a palarvi di cosa vale la pena salvare delle sfilate, per quello c'e' un'unica e sola Bibbia.
Ma Burberry, mi e' piaciuto asssssai.
In realta' da quando c'e' Bailey, lo VENERO.
Ho iniziato a sfogliare le foto della sfilata, e tra pastelli, pois e quant'altro stavo entrando in estasi.
Ma per tornare di nuovo al nostro vecchio/nuovo appuntamento vorrei concedervi di guardare attentamente la collezione.









Vi ho messo perfino la Cara.
Riassumiamo: pastello+pizzo+incrostazioni di pietre+tagli bon = LA SVAMPI VUOLE TUTTO.
Ma sopratutto mi e' tornato in mente il progetto di laurea di una giovane designer olandese.
Lenneke ha realizzato delicate ceramiche pastellose, che ha poi fotografato su un set dolcioso dolcioso come piace a me (che me ne infischio proprio che devo entrare nel VESTITO).
Sembrano dei cupcake ma non lo sono, sembrano Burberry in versione vaso.
Non hanno Cara, ma almeno questi me li potrei permettere.

no dai, quello di dx sembra un po' Cara.





domenica 13 ottobre 2013

Del perche' non sono una casalinga mancata

Non e' che sono negata per le pulizie in casa, ma sono letteralmente SFIGATA.
Come si puo' essere sfigati nel pulire casa?
Beh ci sono svariati modi, e per fortuna vostra ma non mia, io ne conosco la maggior parte.

Partiamo dal primo e fondamentale principio che la casa DEVE essere minuscola.
Piu' minuscola e', meno tempo ci si dovrebbe mettere nel pulirla.
Ma, come al solito c'e' un ma.
Se in una casa minuscola ci si pesta i piedi da soli, figuriamoci quando si deve lavare.

Il secondo fondamentale principio e' che se qualcosa deve cadere, cadra'.
Parlo di aspirapolvere, scatole su sedie, prodotti per lavare, mocio.
Specialmente parlo di quando queste cose cadono e creano una reazione a catena che rende completamente inutile lo sforzo fatto fino a quel momento per pulire.
E davvero, non importa quante cose si hanno in casa, queste cadranno SEMPRE E COMUNQUE AL MOMENTO MENO OPPORTUNO.

Non parliamo poi, di quando si lava la doccia col coso staccabile della doccia (doccino?boh non so neanche come si chiama).
Il getto parte e invece di lavare i muri ti ritrovi te tutta bella lavata e gocciolante.
Io normalmente la prendo con ironia, mi prendo una foto e invio un mail al valoroso per dimostrare che effettivamente sto lavando casa.
Ma quando, dopo aver completamente igienizzando il bagno, passato l'aspirapolvere e siamo pronte per passare a riempire il coso del mocio, il doccino non segue gli ordini, li' si che mi incazzo.
Com'e' possibile che te, doccino, invece di riempire il secchio ti giri verso di me e lavi l'altra meta' della mia persona che prima hai risparmiato?!?
Ma che scherziamo.
Ma che diamine di congiura e'?
Per non parlare di come mi ALLAGA ALLEGRAMENTE IL BAGNO.

A sto punto il mocio l'ho anche bello e passato e ora aspettero' ore prima che questa microcasa si asciughi finalmente.
Ovviamente, ho appoggiato il mocio al muro che e' scivolato sulla sedia, sulla quale c'era il cestino, il quale cestino ha tranquillamente deciso di CADERE.

Ecco perche' io odio fare le pulizie nelle microcase.

giovedì 10 ottobre 2013

Di come la Geneva ci arrivo' in ritardo.

Giornata epica, qui dalle mie parti.
Mi sveglio, dopo una luuunga notte (l'ho gia' detto quanto odio dormire da sola perche' ho paura della MIA STESSA CASA), a fatica mi alzo e vado in bagno.
Li', seduta sul water a fare pipi' inizia la mia giornata.
Ovvero: inizio a farmi gli affari degli latri su Instagram.

E che ti becco?



Si, proprio lei.
La Geneva che astutamente e molto in ritardo MI HA COPIATO.
Osservatela nel suo trenchhhh ispirazione Burberry e poi osservate ME in alcune foto di piu' di un anno fa con il MIO TRENCH ISPIRAZIONE BURBERRY VERSIONE FAILDATE.




Che differenze ci sono?
1. che lei ha un fotografo migliore del mio (quale fotografo?)
2. che ora sono piu' vecchia e si VEDE.

In realta' se guardiamo nel post di Geneva l'ispirazione proviene dalla prossima PE 14 di Burberry, ma insomma non e' colpa mia se io all'epoca le borchie (si, ANDAVANO DI MODA) non le trovavo e mi sono arrangiata con cose a caso tra cui orecchini di varie forme sul bavero (o bavaro? o boh?).

Quindi in sostanza, non solo Geneva mi ci e' arrivata tardi ma pure BURBERRY MI HA COPIATO.

Io questo lo aggiungo al mio cv e al summary di Linkedin:

Copiata da Burberrry.

lunedì 7 ottobre 2013

Non credo nei giveaway. Mai una volta che vinca. Non credo nelle botte di chiulo, mai una volta che mi sia capitato. Non credo nelle scuse, non credo alle magre che si lamentano. Non credo nemmeno a quelle che mi dicono che se continuo a mangiare cosi', un giorno la paghero'. Non credo all'aspettare il lavoro dei tuoi sogni; da qualche parte si deve partire, da qualche parte una deve iniziare. Non credo alle amiche che si dichiarano tali, e non condividono con te nulla di importante nella loro vita. Non credo piu' di essere buona, perche' in realta' avevo solo paura di esprimere la mia opinione. Non credo al fatto che bisogna sempre essere contente per gli altri, no assolutamente. Non credo che a quella mail che ho inviato mi risponderanno positivamente. Non credo alla distanza che aiuta. Non credo che stasera, dopo un po' di depresso-momento saro' tranquilla. Ma credo, che una ragione c'e' sempre. Per tutto. E che i nodi vengono sempre al pettine. E che se voglio invidiare gli altri, li invidiero' e usero' questa forza, per essere dieci, cento mille volte meglio di loro. Perche' in realta', essendo gentile d'animo come dicevano quasi 1000 anni fa i poeti, lo sono. Lo sono davvero, meglio di loro. Bentornata autostima.

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